VIGNE MUSEUM

Yona Friedman

Yona Friedman, classe 1923, architetto, si inserisce nella lista di teorici e pensatori più accreditati dal mondo della cultura e della scienza contemporanea. Una carriera densa e un pensiero chiaro sviluppati per avvalorare le sue idee innovative e rivoluzionarie che, a partire dall’architettura, hanno abbracciato le scienze sociali, la fisica, la statistica e la matematica.

Un patrimonio di conoscenza, elaborata e restituita nel corso del Novecento, che Yona Friedman ha messo a disposizione della collettività per infondere un approccio alternativo alla vita, indirizzato a tutte le classi, dalle più abbienti alle disagiate, in cui l’individuo, la sua autonomia e unicità, le sue esigenze specifiche si traducono in architettura. Un’architettura fatta di persone prima ancora che di mattoni.

Il Vigne Museum si inscrive perfettamente in questo percorso iniziato nel Secondo Dopoguerra.

La rivoluzione del pensiero e dell’architettura apportata da Yona Friedman inizia in Israele dove si confronta per la prima volta con il fenomeno delle mass housing. Il confinamento e l’anonimato degli individui in questi progetti lo hanno ispirato a ricercare una nuova tipologia di abitazione per le popolazioni delle città in via di sviluppo.

Nel 1949 Friedman inizia a esplorare le possibilità di realizzare case prefabbricate con un’organizzazione degli spazi flessibili e una dimensione temporanea. Inizia quindi a considerare la possibilità di far progettare e riprogettare ai singoli abitanti la loro casa in base alle rispettive esigenze in modo autonomo e senza l’intervento di professionisti. Friedman intitola questo concetto abitativo MOBILE ARCHITECTURE.

È con il Manifesto L’Architecture Mobile e con LA VILLE SPATIALE che Friedman acquisisce popolarità puntando alla massima flessibilità attraverso l’utilizzo di enormi “Superstructures” sopra le città esistenti e le periferie lasciando liberi gli abitanti di di costruire le loro abitazioni all’interno di queste super strutture.

La ricerca di Friedman continua ad evolversi sconfinando nella sociologia, nell’economia, nella matematica, nelle scienze, nella visual-art e film-making, vincendo anche un Leone d’Oro alla Biennale di Venezia.

L’opera di Friedman ha abbracciato un ampio raggio d’azione confermando sempre i suoi principi basati sulla libertà dell’individuo, sull’uso responsabile dell’ambiente in rapporto alle regole di vita delle comunità locali.

In quest’ottica, le molteplici proposte dei progetti architettonici di Friedman, si pongono l’intento di stimolare nuove visioni, rivolgendosi non solo ai tecnici del settore ma anche alle persone comuni per portare il pensiero oltre e fuori “la scatola” e cercare nuove soluzioni ai diversi problemi sociali.

Complessità e irregolarità hanno sempre affascinato Friedman lungo tutta la sua carriera. Imprevedibilità e libertà di scelta sono le chiavi del suo pensiero e sono la base portante della tecnica d’improvvisazione in architettura da lui professata e utilizzata.

Dal 2009 Yona Friedman ha sviluppato una “Mobile Architecture” per ridefinire gli spazi museali. Le Iconostasi sono delle strutture realizzate con una serie di cerchi saldati fra di loro che, in base alle esigenze espositive, possono cambiare forma e dimensioni diventando uno spazio architettonico in continuo sviluppo e cambiamento. I cerchi sono la cornice in cui inserire gli oggetti da esporre che possono essere opere d’arte nel caso di Musei d’arte contemporanea o un vigneto nel caso del Vigne Museum.